“La Londra di…”Nicol Favro: la capitale vissuta da un’infermiera

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AEMORGAN

Londra Da Vivere è lieta di annunciare la nascita di “La Londra di“, una nuova rubrica sulla vita degli italiani a Londra. Cosa vi ha portato e cosa vi trattiene qui, quali le sfide e quali le emozioni di questa vibrante unica megalopoli, la nostra Londra.

Se avete una storia particolare ed avvincente da raccontare, che sia di ispirazione ad altri italiani che sono già a Londra o che sognano di partire per la capitale inglese, contattate la nostra redazione, scrivendoci ad info@londradavivere.com.
Questa è la storia di un viaggio dalle montagne friulane alla nebbia ed al grigiore della capitale inglese: lei ha 27 anni ed una positività contagiosa. Venite a scoprire con noi la Londra di…Nicol Favro.

“Mi sono laureata in scienze infermieristiche a Pordenone, ho da subito cercato lavoro fra la mia terra e Bologna, ma non l’ho mai trovato. Così quando un mio amico mi suggerì di mandare il CV ad un’agenzia di recruitment in UK non esitai un attimo.

Senza alcuna speranza e di certo per nulla positiva, il giorno dopo venni contattata per un primo colloquio via Skype, che si concretizzò un mese dopo quando venni convocata a Roma di persona. Dopo sole ventiquattro ore ero stata già assunta, con una semplicità da far invidia alla parola stessa: non riuscivo a crederci!

Da lì, è iniziata la mia avventura con la burocrazia inglese e con un lavoro in mano, in una città che non avevo mai considerato in questi termini. Nell’ospedale per cui venni assunta ho lavorato per il primo anno, passando dal reparto di cardiologia a quello di endoscopia; dopodiché, tramite LinkedIn, ricevetti un’altra offerta di lavoro: infermiera di sala in una clinica privata in Central London. Ed ora, beh: questa è la mia Londra“.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Nicol, l’abbiamo ascoltata incantati e quel che più ci ha affascinati della sua persona è la voglia di fare che emerge, la sua umiltà e il suo spirito altruista.

“La notte del mio 25esimo compleanno sono uscita con le mie amiche più strette per festeggiare non solo il mio quarto di secolo ma anche l’imminente partenza: il giorno seguente sarei volata verso Londra. Ero molto felice, per niente preoccupata del grande cambiamento a cui stavo andando incontro. Sono partita per Londra da sola, con uno spirito assolutamente positivo nonostante il mio emigrare fosse dovuto alla mancanza di opportunità lavorative in Italia.

Perché proprio Londra? La avevo già visitata in passato e ne ero subito rimasta affascinata: c’è veramente di tutto, a qualsiasi ora, per qualsiasi gusto. È una città sempre viva ed è punto d’incontro per mille culture diverse. Arrivata qui, sola e positiva, mi sono sentita subito a casa ed è stato stranissimo per me adattarmi così velocemente. Non solo, ma negli stessi giorni sono arrivati anche altri due infermieri che avrebbero iniziato a lavorare nel mio stesso ospedale, tra cui Elena che è stata da subito il mio supporto ed ancora oggi è una delle amiche più strette. Col tempo, ho stretto altre amicizie ed anche la convivenza non è stata un incubo in terra straniera; per fortuna non ho mai sofferto quella solitudine che tante persone sembrano sperimentare.

I primi mesi, tuttavia, sono stati molto duri a causa del lavoro. La mia famiglia non avrebbe voluto vedermi andare via, ma alle prime difficoltà è stato solo grazie a loro se ho potuto trovare la forza di restare: sono stati i primi a scoraggiarmi dal tornare in Italia perché sapevano che avrei ritrovato il nulla che avevo voluto lasciare a tutti i costi. Inizialmente non capivo perché non volessero che ritornassi a casa, ma ora mi è tutto chiaro e li ringrazio per essere stati duri con me in quel periodo. Se penso a mio fratello, che è quindici anni più piccolo di me, l’idea di non vederlo crescere quotidianamente mi rattrista, ma non lo sento lontano in fondo: la distanza fisica è colmata dal sentirci quotidiano e dal vederci con frequenza regolare. Dell’Italia mi mancano anche le montagne: vivevo in un paesino in Friuli vicino ad esse ed adoravo perdermi in quelle camminate o osservarle dalla finestra.

Nonostante fossi partita in Erasmus in Norvegia durante l’Università, non avrei potuto mai scegliere quel posto per viverci davvero. Sì, ringrazio quell’esperienza per avermi fatto uscire dalla zona comfort, ma Londra è tutta un’altra storia. Infatti la mia vita prima di Londra era un po’ limitata: avevo una mentalità molto più chiusa, ero molto più timida, non capivo le persone che non volevano rimanere in Italia. Penso che Londra abbia fatto emergere la mia vera identità: prima non credevo in me stessa e non credevo di essere capace di crearmi una vita nuova, pensavo anche che non sarei stata capace di svolgere il mio lavoro. Qui le mie capacità sono state premiate e sono riuscita ad affrontare tante cose di cui mi ero convinta non essere all’altezza. Penso che l’essermi trasferita in Inghilterra abbia distrutto delle barriere che avevo costruito da me.

Il lavoro a tempo pieno come assistente di sala nella caotica Oxford Circus fa da contrasto alla mia passione per Richmond Park, senza alcun dubbio il mio rifugio londinese! Il parco è immenso e ci sono tanti cervi in libertà; si trova in zona 4, ma un paio di punti permettono di vedere i palazzi della City ed è perfetto per fare fotografie, rilassarsi ed evadere dal tran tran della metropoli.

Di questa città non sopporto il fatto che spesso diventa difficile vedere le persone. A causa della routine e della distanza, a volte, ci vogliono settimane, se non mesi, prima di rivedere qualcuno.

Non credo nella felicità assoluta, ma sto bene qui: posso definirmi serena e sicuramente sto vivendo il periodo migliore della mia vita, senza alcuna preoccupazione. Ho la consapevolezza di avere sia qui che in Italia persone che mi vogliono bene e su cui poter contare. Credo che rimarrò qua ancora per un bel po’: sto già pensando alla zona più adatta a formare una famiglia. Inoltre sto cercando di crescere a livello professionale, vorrei fare dei corsi per specializzarmi nella sala operatoria”.

Gli inglesi secondo Nicol: “La cosa più bella degli inglesi, almeno per la mia esperienza personale, è che riconoscono il tuo impegno e lo premiano. Inizialmente sono un po’ freddi, ma se vedono che sei una persona con voglia di fare inizieranno a fare affidamento su di te. Impegnarsi qua dà i suoi frutti, l’importante è darsi da fare e cercare di essere umili”

Ci sono occasioni che cambiano la vita: l’invio di un CV quando non si era assolutamente messo in conto di lasciare il noto per l’ignoto, una città di cui si conoscevano soltanto i must sightseeing ed una vita da creare da sola. Un viaggio in salita, come una montagna friulana da scalare, ma quanto è bello il mondo osservato da lassù?